Lego ha festeggiato il 28 gennaio i 60 anni di produzione dei mattoncini in plastica che hanno fatto giocare in modo intelligente e creativo almeno tre generazioni.
Risale infatti al 1958 la produzione degli elementi di costruzione come li conosciamo oggi, un parallelepiedo in plastica misura “2×4” con cilindretti di fissaggio, anche se la loro ideazione risale al 1949, per opera di un falegname danese, Ole Kirk Kristiansen, che ci mise nove anni per mettere a punto design e tecnologia di produzione, allora agli albori.
I primi mattoncini erano prodotti in acetato di cellulosa, sostituito nel 1963 dall’ABS, resina utilizzata ancora oggi, anche se il gruppo danese sta studiando l'impiego di materiali alternativi, tra cui le bioplastiche. Per garantire l’incastro e la tenuta degli elementi, gli stampi hanno una tolleranza dimensionale di 0,004 mm, meno dello spessore di un capello.
Il nome Lego è l’acronimo di "leg godt", che in danese significa gioca bene, brevettato già dalla metà degli anni ’30, anche se inizialmente legato ai giocattoli in legno creati nella bottega di Billund da Kristiansen. Ma solo con l’avvento del mattoncino in plastica l’azienda danese è riuscita a passare dai sette dipendenti del primo atelier artigianale agli oltre 18mila di oggi, con una produzione che sfiora i 20 miliardi di pezzi l'anno.
Controllato al 75% da Kirkbi e al 25% da Lego Foundation, il colosso danese ha archiviato un 2016 da record, con vendite pari a 37,9 miliardi di corone danesi (5 miliardi di euro), anche se l’anno scorso - dopo aver chiuso in flessione del 5% il primo semestre -, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 1.400 posti di lavoro a livello globale, pari all’8% della forza lavoro complessiva (18.200).
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Antonio Simonelli